l'Artista


Pittore e poeta, Lello Bavenni partecipa alla vita artistica nazionale dal 1958.
Prende parte a numerose manifestazioni di arte e premi di poesia, riscuotendo importanti riconoscimenti.

SCREENS: Lello Bavenni, pittura onirica e tradizione italiana.

Quando incontrai per la prima volta Lello Bavenni credo avevo 19 anni o 20, lui teneva una mostra alla galleria La Scogliera, che era gestita da padre Bonifacio Malandrino. Sarà stato il 1970 o forse il 1971, la galleria si trovava a Vico Equense di fronte alla piazza Kennedy, oggi c’è un bar. Vico aveva due gallerie d’arte molto attive, ora, ci sono soltanto bar, una considerazione amara che mi va di fare. Io dipingevo timidamente e l’incontro con la pittura di Bavenni, mi suggestionò non poco. Allora Bavenni con solidi studi artistici alle spalle faceva rivivere sulle sue tele con una setosa pittura acrilica, prati verde scuro o grigi sfumati dai quali fuoriuscivano pavimenti maiolicati mentre in lontananza si intravedevano silhouette scuro dei paesaggi di Vico Equense. Oggi a distanza di tanti anni confesso che l’amore per i casellari e per i pavimenti in pittura l’ho mutuata da lui e successivamente da Lucio Del Pezzo. Ho sempre ammirato la pulizia e la perfezione delle campiture, e l’elegante raffinatezza delle inquadrature, ma soprattutto, quei pavimenti che, fuoriuscendo da fondi nero verdi erbosi, rappresentavano l’organizzazione razionale dello spazio, la vittoria della cultura sulla natura. In fondo quel primo periodo portava in sé tutta la tradizione della pittura quattrocentesca italiana : Piero della Francesca, il Perugino, Cima da Conegliano. Poi, come accade a tutti noi, siamo attraversati dal tempo che ci plasma e ci trasforma ed il tempo porta con sé sedimenti di altre esperienze ed altre culture: la pittura di Lello Bavenni di oggi è profondamente influenzata dall’attualità Screens, già nel manifesto e nel nome, fa intuire il rapporto profondo con gli schermi del computer, mentre i colori brillanti propongono paesaggi onirici, paesaggi in cui Vico Equense è sempre presente ( o quasi), nei quali Bavenni indugia in manipolazioni cromatiche che, restituiscono al luogo rappresentato il valore di pura immagine. Resta il fatto che la pittura di Lello Bavenni è sempre attratta da giochi prospettici anche là dove, alcuni lo vogliono surreale . Io sono convinto che, anche in questa trasformazione coloristica intensa, questo abbandonarsi ai colori acidi dei pixel degli screen sever, Lello Bavenni proponga una pittura di tradizione profondamente italiana, quella del quattrocento soprattutto, e questo, a mio avviso ne determina la serietà della sua ricerca/avventura pittorica nel corso della sua vita artistica. Non ritengo Bavenni un surrealista né tanto meno un metafisico soprattutto in questa ultima fase della sua pittura, penso invece che il suo lavoro sia puntato sulla graduale dissoluzione di un tema che lui prende in osservazione e la comparazione che fa con altre immagini familiari riprese solitamente dalla storia dell’arte. Questo suo artificio, a mio avviso, mette in risalto la relazione fra invenzione e realtà, tra l’arte oggettiva, l’opera, il quadro, e l’oggetto che spesso risulta essere prosaico nella sua quotidiana banalità ( lo stesso paesaggio) ma che però gli rassomiglia in maniera prodigiosa, completamente trasfigurato dalla sintesi cromatica o, da una particolare prospettiva di sogno: definirei Bavenni, onirico più che surreale e meno che mai metafisico. La sua pittura e questi screens, riprodotti su tele e drappi ci trasportano in una dimensione lontana dalle immagini stereotipate, contribuendo sempre all’arricchimento personale di un estetismo mai lezioso. E’ questo il segreto manifesto dell’esperienza pittorica del maestro Lello Bavenni : l’esperienza appariscente di uno svolazzo/onda illeggibile – nel senso di non spiegabile- chiarisce il messaggio intrinseco del quadro che deve essere interpretato come una specie di cocktail di elementi pittorici che riecheggiano , ma non imitano, gli apparati iconici degli schermi a luce fredda dei nostri computer.

Franco Cuomo

13 agosto 2013